un progetto di Elisa Sirianni sviluppato e curato con Mario Biagini e Accademia dell’Incompiuto
con la consulenza di Carlo Biagini e Marcella Gostinelli
con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Prato

partner del progetto (in aggiornamento): AFT Toscana – Aggregazione Funzionale Territoriale, Associazione islamica Firenze e Toscana, Azienda USL Prato – Cure palliative Prato e Pistoia, Azienda USL Prato – Hospice Fiore di primavera, CNAI Toscana – Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermiere/i, Confraternita della Misericordia di Prato, Diocesi di Prato, FILE – Fondazione Italiana di Leniterapia, Fondazione Sandro Pitigliani, LILT – Lega Italiana Lotta ai Tumori Prato, Mechrí – Laboratorio di filosofia e cultura, Ospedale Santo Stefano di Prato – Reparto di Oncologia, Pubblica Assistenza di Signa, Università degli Studi di Firenze, SAGAS – Scuola di studi umanistici e della formazione

Squadra artistica Accademia dell’Incompiuto (in ordine alfabetico): Felicita Marcelli – attrice, cantante, regista teatrale, compositrice musicale, pedagoga, Franco Pavan – liutista, musicologo, pedagogo, Ginevra Gavazzi, attrice, Jorge Romero Mora – attore, cantante, regista teatrale, pedagogo, Mario Biagini – attore, cantante, regista teatrale, pedagogo, Pei Hwee Tan – attrice, cantante, pedagoga, mediatrice culturale, Sambou Diarra – attore, facilitatore, mediatore culturale, Valerio Mazzoni – trombettista, compositore musicale, pedagogo, Vicente Cabrera – attore, musicista, regista teatrale, operatore sociale, Viviana Marino – cantante, attrice

Un progetto transdisciplinare, laico e allo stesso tempo ecumenico, che ha l’obiettivo di proporre Prato come territorio modello e di creare, a partire da una vasta rete ancora in ampliamento, uno spazio di dialogo per la comunità (cittadini adulti, studentesse e studenti degli Istituti superiori e universitari, cittadine e cittadini immigrati anche di II generazione, in particolare della comunità cinese e mussulmana), istituzioni, enti locali e del terzo settore, teso a indagare emotivamente, intellettualmente e socialmente il “tabù della morte” e a proporre soluzioni concrete e sostenibili.
In una contemporaneità caratterizzata dagli esiti di un’epidemia globale e da una crisi di ideali e speranze, incertezza e angoscia per il destino individuale e collettivo, si manifesta con particolare radicalità la tendenza più generale a rigettare il concetto stesso di finitezza, in tutte le sue possibili declinazioni. Viviamo facendo finta di essere eterni, eternamente giovani, eternamente in una condizione performativa e performante, che vede il limite unicamente come ostacolo da superare. La vecchiaia e la malattia (spesso confuse tra loro) sono messe da parte, occultate, fanno paura, suscitano vergogna, non sono considerate processi consueti per i quali è necessario attrezzarsi con molta attenzione, emotivamente, culturalmente, socialmente, bensì come tristi e inattese disgrazie, cui non pensare fino al momento inevitabile. Il rito del lutto è sparito dai radar, indugiare troppo sulla perdita non è visto di buon grado, “la vita va avanti”, ci si dice.
Non siamo attrezzati per affrontare la morte e non è un fatto incidentale: è frutto di una visione o meglio di una “miopia organizzata”.

Da Vivi. Il miracolo della finitezza è un progetto che parte dalla premessa che l’integrazione emotiva dell’ineluttabilità della morte è anche possibilità di crescita, costruzione e perfino gioia, è anche fonte di miglioramenti esistenziali, sociali, politici.

Da Vivi. Il miracolo della finitezza è un progetto promosso da un teatro, dal Metastasio di Prato, perché il Teatro è il luogo della massima finitezza e della memoria, luogo dove tutto nasce e muore ogni sera. Metafora festosa del rito funebre, tempio laico per eccellenza dove ci si reca insieme e si sperimenta la relazione, unico, possibile antidoto alla paura della morte. Il teatro qui torna alla sua funzione di agorà, spazio di dibattito pubblico sul tema più trasversale che ci sia, in grado di avvicinare diverse fasce della popolazione per etnia, età, professione, reddito. Il progetto ha come “effetto collaterale desiderato” quello di allargare il dialogo del Teatro Metastasio con la sua comunità, con un pubblico non necessariamente già presente nelle sale.

Il progetto si svilupperà attraverso il confronto tra i membri di un Gruppo di pensiero, incontri con esperti, assemblee pubbliche, la stesura di un Patto di ospitalità, un laboratorio teatrale, un Oratorio laico finale, interviste a specialisti e persone comuni.
Il Patto di ospitalità tradurrà in operatività anche quanto emergerà dalle assemblee, sarà sottoscritto da cittadinanza, servizi sanitari e Comune, con il fine di avvicinare le istituzioni preposte alle esigenze reali e concrete di cittadine e cittadini sui temi di malattia e fine vita, mirando a sollevare un dibattito nazionale. Il Laboratorio teatrale di creazione collettiva sarà a cura di Mario Biagini e Accademia dell’Incompiuto e porrà le basi per la costituzione di un gruppo di lavoro autonomo e permanente. Le interviste, a cura di Elisa Sirianni, saranno a specialisti e persone comuni, dal territorio locale e nazionale con la duplice funzione di elemento di ricerca e elaborazione delle problematiche in oggetto e di elemento narrativo dell’intero progetto.
Le azioni avverranno in coordinamento e in relazione con alcuni spettacoli della stagione 2023/2024 del Teatro Metastasio, in particolare gli spettacoli Famous Puppet Death Scenes di The Old Trout Puppet e Nachlass dei Rimini Protokoll.