L’uomo è un miracolo che fa paura

Dialogo attorno ad Antigone

7.12 / 2019

10.00

Salone Consiliare del Comune di Prato (Piazza del Comune 2)

Sabato 7 dicembre alle ore 10.00, nel Salone Consiliare del Comune di Prato si terrà L’UOMO È UN MIRACOLO CHE FA PAURA, un dialogo attorno ai temi dello spettacolo Antigone, nuova produzione del MET messa in scena dal regista Massimiliano Civica in programma al Fabbricone (28 novembre/8 dicembre).
Un’occasione per riflettere sulla politica, anche di oggi, a partire dall’esperienza teatrale della tragedia greca

Il senso tradizionale della tragedia sofoclea - quello che fa fede alla famosa interpretazione hegeliana, un dramma in cui si scontrano dialetticamente due princìpi opposti, Stato contro famiglia, politica contro religione, maschile contro femminile - viene addirittura ribaltato dalla traduzione di Massimiliano Civica che, dopo due anni di studio del testo arriva alla conclusione che l'Antigone non sia un’opera politica, bensì sovrapolitica. Secondo questa traduzione Sofocle effettua un tentativo di conciliazione sociale attraverso una "apertura religiosa", spostando il piano del discorso dalla politica degli uomini ad una riflessione sull'Uomo e sul suo essere un deinós, un "miracolo che fa paura". Questo è il messaggio più sconvolgente dell’Antigone: al di là delle nostre idee, giuste o sbagliate, è l’atteggiamento con cui le perseguiamo che è fondamentale. Le figure tragiche di Antigone e Creonte hanno entrambe delle ragioni storiche logiche, comprensibili, “parzialmente” giuste, ma poiché sono superbi, gli Dei li condannano; giacché in questo senso il carattere superbo di chi amministra e governa è un problema di rilevanza politica.

Questo è il paradosso della tragedia greca: fornire una soluzione “politica” ai conflitti superando proprio il piano politico: essa mette in scena conflitti insanabili, che non si possono sciogliere, da cui non si può uscire con una certezza tranquillizzante. I protagonisti della tragedia sono antagonisti ciecamente convinti, con ottimi motivi, di essere nel giusto, e la loro ostinazione li conduce alla rovina. Così la tragedia mostrava agli abitanti dell’Atene del V sec., animali politici per eccellenza, i rischi che avrebbe corso la città qualora si fosse spaccata in schieramenti contrapposti, insensibili alle ragioni l’uno dell’altro.

Così la tragedia di Sofocle si attualizza nella storia italiana recente: quanti leader politici hanno combinato disastri non tanto per le loro idee, ma per il loro atteggiamento arrogante e autonomistico? Anche ora la natura, eccezionalmente pericolosa, di ogni uomo può portarlo verso il bene o verso il male: da qui il senso di una fragilità esistenziale che deve portarci verso la compassione per altri. La conciliazione, il perdono, la possibilità del dialogo passano per questo messaggio “antipolitico” o “sovrapolitico” della Tragedia greca.

Dopo i saluti istituzionali, animeranno il dialogo attorno a questa nuova lettura dell'Antigone:

  • Basilio Petrà, Canonico del capitolo cattedrale della Diocesi di Prato e Preside della Facoltà Teologica dell'Italia Centrale;
  • Christine Von Borries, scrittrice e pubblico ministero;
  • Gabriele Terranova, Avvocato e presidente della Camera penale di Prato;
  • Maddalena Giovannelli, ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano, dove insegna Letteratura Teatrale della Grecia Antica;
  • Diana Toccafondi, componente del consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici, già Sovrintendente Archivistico e bibliografico per la Toscana.

Modera l'incontro il saggista Attilio Scarpellini, critico teatrale e docente di Analisi e metodologia dello spettacolo dal vivo presso La Sapienza di Roma.

Ingresso libero

07.12 / 2019 10.00