Alveare 27 settembre

Katia Giuliani, Elisa Pol, Licia Lanera, Chiara Lagani

27.09 / 2019

21.30

Magnolfi

Katia Giuliani
The Walk

 

progetto di Katia Giuliani
performer Katia Giuliani
outfit Deamatris
grazie a Marianne Kronholm e Lorenzo Amuleto

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

Riappropriarsi del tempo e dello spazio, della lentezza, dello sguardo, della fisicità. Cercare riconnessioni. In The Walk mi impegno in un viaggio attraverso un lungo corridoio completamente vuoto. Un viaggio che traccio mano a mano che viene consumato, con i suoi ritmi, le sue urgenze, le pause, i silenzi, le ripetizioni, le attese. Una passeggiata da compiere attimo dopo attimo e senza alcuna destinazione, se non l’intento di esplorare me stessa e tutto ciò che mi circonda. Non ho perso niente, tutto è qui, tutto torna.

 

English version

 

 

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Elisa Pol
Once I forget to be a woman

 

di e con Elisa Pol
produzione Nerval Teatro
residenze artistiche Associazione Sosta Palmizi

 

È il primo luglio 2018, un passo dopo l'altro salgo la pietraia che mi porta a quota 2.870 metri, i piedi mi spingono su, attraverso 1.170 metri di dislivello. Mentre il mio corpo è in marcia i miei pensieri continuano a ruotare attorno a casa, ai saluti, rivivo quei momenti in un loop continuo. Il paesaggio che mi circonda è reale tanto quanto la valigia posata sopra il letto (a cui torno), sono in ascensione lungo un canalone di roccia grigia e sono a casa, per me i due paesaggi si sovrappongono in transizione continua, in una negoziazione continua con il presente.
Quando raggiungo il rifugio, che mi ospiterà per due mesi, per la guida alpina che asciuga la sua attrezzatura al sole sono una giovane donna, bianca, vestita in malo modo , ma in quel momento io ho già dimenticato di essere una donna, a quel punto non me ne frega niente.

Once I forget to be a woman è la cronaca di un'esperienza. Il lavoro vuole esplorare il rapporto tra scrittura scenica e gesto coreografico, indagando la pluralità delle prospettive che costituiscono la nostra esperienza del reale e il suo ricordo.

 

English version

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Licia Lanera
Lingua erotica

di e con Licia Lanera
e Danilo Giuva


In questo momento in Italia sto assistendo ad un processo inarrestabile di analfabetismo, distruzione del linguaggio e arretratezza del pensiero, in una parola: barbarie.
Per vederlo chiaro questo processo feroce basta spostare l’occhio su quella che oggi è la vera piazza pubblica, il vero luogo di discussione e di confronto, cioè la rete.
Attraverso la rete, e in particolare attraverso i social network, oggi si parla, si scrive e si dibatte degli argomenti più disparati, ma soprattutto di politica. Ma la questione è: che lingua viene utilizzata per parlare di questi grandi temi sociali e politici? Qual è il livello di conoscenza sull'argomento di colui che lo propone? E ancora, qual è il livello di conoscenza di colui che è invitato a partecipare al dibattito?
Oggi con l'uso dei social la questione politica si è ridotta a una faziosità da stadio priva di qualsiasi coscienza e conoscenza; siamo nel regno del sentito dire, dei titoli devianti, di un telefono senza fili che deforma la storia e la riduce a chiacchiera. E qui torno ancora sulla lingua: per i grandi temi viene utilizzata una lingua appunto da social network, basica, ignorante e superficiale. Mi concentro sulla questione grammaticale-linguistica perché credo che in essa sia conservata questa sindrome contemporanea, in particolare sulla distruzione dell'area semantica. Per area semantica si intende, in linguistica, l'area di significato coperta da una parola o da un gruppo di parole in stretta relazione di significato; dunque ogni argomento o luogo linguistico dovrebbe avere un vocabolario attinente, appropriato. Spostando il luogo della politica, cioè catapultandolo nel mondo delle chiacchiere, del divertimento, del gioco, del mostrare se stessi, cambia anche la lingua e dunque, di conseguenza, i contenuti. Ora che i social sono diventati il luogo dove si fa politica, dove la gente sceglie chi votare, dove si sprecano giudizi e parole ignoranti e feroci verso l’altro, i nostri nuovi politici hanno costruito un elettorato, lavorando sulla loro parte più irrazionale e ignorante per mettere in piedi un governo. Ciò che rende il nostro ministro degli interni un leader o ciò che fa di un migrante un nemico, non ha nulla a che vedere con la parte razionale o politica di un popolo ma è conservata solo nella sua totale irrazionalità, nel suo essere aizzati e infoiati da tutto un corollario di parole che attendono all'irrazionale, all'eros appunto: bacioni, quintali di bacioni, mandati da un politico in segno di spregio che si moltiplicano tra i commenti diventando milioni, milioni di bacioni.
Tutto ciò è fuori da ogni ragione, il logos lascia spazio all'eros.
Un po’ di anni fa mi laureai con una tesi su Carlo Emilio Gadda e in particolare su Eros e Priapo, un pamphlet divertente e violentissimo che si prende gioco del Duce e del delirio erotico e irrazionale di cui erano preda gli “italiani” durante il Ventennio. Seguendo la pagina di Matteo Salvini, così popolata di infiniti commenti di uomini ma soprattutto di donne letteralmente infoiate dalle parole del capitano (come abbiamo detto parole barbariche, semplici al limite dell’analfabetismo; un vocabolario fatto di pochissime parole, sempre le stesse), ho subito pensato a quel libro su cui tanto avevo ragionato durante il periodo universitario. Qui viene analizzato, secondo Gadda, quel delirio erotico di cui l'Italia era vittima, una sorta di eccitamento nazionale, in cui Mussolini era appunto il soggetto erotico.
Questo argomento mi sembrava profondamente attuale, perciò ho cominciato a ragionare su questo primo studio teatrale, pensato per Contemporanea Festival, che vede come tema la lingua e le donne. Io, con il mio microfono (ormai diventato un mio arto prolungato) cercherò di dare voce a queste due lingue: quella delle donne, irrazionale ed eccitata, che popola la pagine facebook dei nostri governatori, e la lingua gaddiana, al contrario così tremendamente sofisticata, lucida, razionale e affilatissima.
Mi interessa seguire il processo che porta mie coetanee a diventare queste invasate, aggressive, eccitate italiane che commentano a più non posso, che sputano sentenze sgrammaticate contro immigrati, “pidioti”, contro pure il Papa alcune (se contraddice il capitano), che si eccitano a vedere quel bell’uomo del Capitano ingozzarsi nei ristoranti di mezza Italia e che mandano tanti tanti bacioni. Sono femmine, femmine come me, femmine che ogni giorno parlando di patria e famiglia fanno torto non solo a se stesse e a noi che siamo intorno, ma soprattutto fanno torto alla storia.
“ Ora tutto ciò è Eros, non Logos. [...] Ma le femmine “li giovini” e li portino a letto e non pretendano di acclamarli prefetti e ministri alla direzione d’un paese. E poi la femmina adempia ai suoi obblighi e alle sue inclinazioni e non stia a romper le tasche con codesta ninfomania politica, che è cosa ìnzita. La politica non è fatta per la vagina: per la vagina c’è il su’ tampone appositamente conformato per lei dall’Eterno Fattore [...] Talune gorgheggiavano e nitrivano, gargarizzandosi istericamente di “Patria“, talaltre di “Inghilterra deve scontare i suoi delitti“[...] Ma la funzione di Logos non è quella di satisfare alle vagine, ma di predisporre l’andamento generale del laborioso incedere umano.”
Licia Lanera

 

English version

 

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Chiara Lagani
L’invenzione occasionale

presentazione e letture a cura di Tiziana de Rogatis e Chiara Lagani


"Leggo sempre con trepidazione storie di donne, romanzi, diari, racconti di vita femminile che toccano fondali bui. Mi aspetto che qualcosa che pareva indicibile appaia miracolosamente sulla pagina, e i miracoli sono possibili, a volte accadono. Quando però sento che la storia di invenzione o di vita si preoccupa di essere “corretta”, mi ritraggo dispiaciuta, ci sento un difetto di scavo che le donne soprattutto non dovrebbero permettersi. Occorre sorvegliarsi, curare la propria individualissima espansione nelle terre interne che ci sono toccate in sorte, e lì trivellare cercando oltre il vocabolario accreditato. Meglio sbagliare con la lava incandescente che abbiamo dentro, meglio disgustare per questo, piuttosto che assicurarsi una buona riuscita ricorrendo a reperti scuri e freddi."
Elena Ferrante, La frantumaglia

Mi è stato chiesto, dalla direzione del Festival, di comporre un’azione, gesto o pensiero per la sezione Alveare dell’edizione di quest’anno, che ospita tutte artiste donne, eleggendo in qualche modo a tema questa particolare scelta sul femminile, ma in una maniera libera senza farne alcun obbligo di trattazione specifica. Ho ugualmente deciso di addentrarmi per la prima volta frontalmente in un terreno che ho sempre avvertito come delicato, talora per me scivoloso, ma fortissimo, quello del pensiero delle donne e sulle donne. Lo voglio fare attraverso un’autrice che è stata molto importante nel mio percorso degli ultimi anni, Elena Ferrante, e con la complicità di una delle migliori voci critiche, sempre credo e non a caso una donna, che ho avuto la fortuna di incontrare durante gli anni di studio dei quattri libri dell’Amica geniale.
Ferrante è un’autrice potente, sempre spiazzante e mai scontata per i lampi di viva luce che sa gettare sugli argomenti più fondi, accendendo grosse rivoluzioni interiori in chi legge. Il recente L’invenzione occasionale raccoglie i pezzi che sono usciti per un anno settimanalmente su The Guardian a firma dell’autrice. A partire da alcune di quelle pagine, con l’aiuto fondamentale di Tiziana de Rogatis, cercherò di attraversare alcuni dei suoi temi, capaci di «ripensare l’immaginario femminile come uno splendido graffito ancora parzialmente sepolto. Oltre il denso strato dell’immaginario neo-patriarcale, della retorica dell’emancipazione o dei buoni sentimenti: da lì si sprigiona L’invenzione occasionale.» (Tiziana de Rogatis, dal risvolto di copertina del libro).
Chiara Lagani

 

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Alveare è uno sciame di visioni tutte al femminile che per tre giorni farà brulicare gli  spazi del Magnolfi.
Silvia Costa, Sara Leghissa, Rita Frongia, Elena Bucci, Chiara Bersani, Francesca Macrì, Daria Deflorian, Ilaria Drago, Katia Giuliani, Elisa Pol, Licia Lanera e Chiara Lagani sono le artiste che permetteranno ad alcuni fortunati spettatori  di affacciarsi dentro i loro mondi.

BIGLIETTO

€ 16,00 (ridotto € 12,00). Il biglietto comprende tutto il percorso con 4 spettacoli.

PASS GIORNALIERO
Abbonamento giornaliero che permette di assistere a tutti gli spettacoli del Festival in programma in ognuna delle giornate del Festival, sulla base della disponibilità dei posti rimasti liberi, al prezzo unico di € 15,00


RIDUZIONE ABBONATI STAGIONE 19/20
Chiunque stipulerà un abbonamento per la stagione 19/20 avrà diritto a uno sconto del 50% su tutti i biglietti del Festival

27.09 / 2019 21.30

Durata di ogni performance 20 minuti circa

prenotazione obbligatoria

Magnolfi

via Piero Gobetti, 79 59100 Prato (PO)
tel. 0574.442906