L’arte invisibile. Radiodrammi, melo-radio e gallerie di varia umanità

L'intrusa

L'intrusa

17.02 / 2021

18.40

Rete Toscana Classica

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Ne L’intrusa tutto è attesa e immobilità, viene messo in scena un tempo sospeso che precede qualcosa di ineluttabile. In un castello una famiglia, per la prima volta da quando una donna ha avuto un parto difficile – che ha messo a rischio la sua vita e quella del nascituro – vive un tempo di relativa tranquillità: la donna sembra ora stare bene e il pericolo essere ormai alle spalle. Dopo aver tanto trattenuto il fiato, per tutti i componenti della famiglia sembra venuto il momento di tornare a respirare. L’Avo, sua Nipote, il Padre e lo Zio siedono nel salone attorno ad un tavolo, in una casa in cui non risuonano più le urla disperate della partoriente. La donna riposa nella stanza accanto, vegliata da un’infermiera, mentre, dalla parte opposta, dorme il bambino nella sua cameretta. L’Avo è cieco, e forse è stato lui a vivere più acutamente il dramma del parto, lui che poteva ascoltare solo i lamenti della donna senza poter far niente. Sono tutti in attesa dell’arrivo di una suora, la superiora di un convento, che deve venire a confortare la puerpera. L’Avo avverte prima di tutti gli altri l’arrivo di qualcuno. Il cane da guardia si rifugia nel fondo della sua cuccia, gli usignoli smettono di cantare e i cigni corrono all’impazzata sulla superficie del lago, mentre si sente aprire la porta da basso. Lo Zio e il Padre sono convinti che sia arrivata la suora, chiamano la cameriera per introdurla nel salone ma lei risponde che non si è presentato nessuno, anche se ha trovato aperta la porta delle scale. Mentre la cameriera va via, l’Avo dice che qualcuno è entrato nella stanza e si è seduto a tavola con loro, ma gli altri lo rassicurano: in casa ci sono solo i membri della famiglia. Si ode d’improvviso il pianto del bimbo, la porta della stanza della madre si apre ed esce l’infermiera ad annunciare la morte della donna. Tutti si precipitano dentro, rimane nel salone l’Avo, che sente qualcuno alzarsi dalla sedia ed andare via.

Radiodrammi e adattamenti radiofonici, divagazioni artistiche sul Rigoletto e serate di varietà radiofonico compongono il programma di produzione originale che ha intrapreso quest’anno la Fondazione Teatro Metastasio con il suo Gruppo di Lavoro Artistico per Rete Toscana Classica. Una novità assoluta, anche sul piano nazionale, che contribuisce a recuperare e rinnovare una ricca, ma troppo spesso dimenticata, tradizione di composizione artistica pensata appositamente per la radio. In questi ultimi mesi, passati tra chiusure forzate e ripartenze zoppicanti, in molti hanno riscoperto il piacere dell’ascolto. L’arte prodotta dalla radio è invisibile, ma se ci si lascia incantare dalle voci, dalla musica e dalle parole, può smuovere profondamente l’immaginazione. La primavera della radio soffia su Prato.

di Maurice Maeterlinck
regia Massimiliano Civica
voci Monica Demuru, Oscar De Summa, Ilaria Marchianò, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Arianna Pozzoli

una produzione del Gruppo di Lavoro Artistico del Teatro Metastasio

registrazione e postproduzione Andrea Benassai

dal progetto L’arte invisibile. Radiodrammi, melo-radio e gallerie di varia umanità

a cura di Rodolfo Sacchettini

in collaborazione con Rete Toscana Classica

17.02 / 2021 18.40

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