L'imprevedibilità del prevedibile

Il passato è ciò che posseggo, il presente è il tempo che mi è concesso,
il futuro arriva e mi troverà comunque impreparato.
Giovanni Lindo Ferretti

 

Il tempo è l’elemento che è stato costantemente al centro degli accadimenti di questo difficile periodo che abbiamo attraversato; certo, la pandemia non appartiene alla sfera del concettuale o dell’immaginario, è qualcosa di tangibile, mostruoso, ma possiamo affermare con una certa sicurezza che il racconto che ne è stato fatto ha un riferimento costante con le dinamiche del tempo.
C’è una condizione prima dell’emergenza sanitaria: troppo poco tempo a disposizione, quante volte ci siamo lamentati di non avere abbastanza tempo per fare tutto. Poi, il lockdown, tutto cambia: troppo tempo libero, siamo padroni di un tempo nuovo, infinito, quasi un horror vacui. Il punto è che abbiamo continuato ad agire quasi con le stesse modalità, ma il nostro fare è stato palesemente senza senso, i nostri comportamenti sono risultati compulsivi e stereotipati, la sensazione è che abbiamo proseguito quasi per forza d’inerzia. Abbiamo agito secondo abitudini e consuetudini di cui però, nell’intimo, non ravvisiamo più il significato e le finalità.
Il tempo rappresenta una dimensione fondamentale della nostra esistenza e oggi forse è più che mai necessario riportare al centro della riflessione la questione della qualità del nostro tempo. Espresso in altri termini, questo significa che ogni punto del tempo, o sezione del tempo, possiede una determinata qualità e unicità e che molto spesso il tempo qualitativo risulta legato all’esperienza, nel tentativo di comprenderla e interpretarla. Una questione che ci riporta ad una diversa percezione del tempo, trovando un suo naturale riferimento nel teatro e in modo particolare nella capacità che attiene specificatamente al tempo sospeso della scena.
Riconoscere al tempo la possibilità di essere diverso, come accade in teatro dove ad ogni atto corrisponde la creazione di uno spazio specifico, unico, dove l’incontro tra l’agire della scena e il fruire dello spettatore assume un significato straordinario, dove la qualità della relazione si pone sempre al centro del sapere in divenire. Un pensiero articolato che non si ferma all’evento, ma costruisce un’idea di comunità, che ritiene che la qualità del tempo sia il valore qualificante, un nutrimento necessario per lo sviluppo della comunità stessa.
Come non pensare oggi alla riflessione avviata nelle scorse edizioni, Vivere al tempo del crollo, con al centro della progettazione una profonda analisi che esaminava tutti quei processi creativi che osservano e analizzano la complessità del nostro tempo, un’intuizione che oggi stupisce anche noi stessi e che assume un significato profondo.
Pensieri, osservazioni, che hanno accompagnato lo sviluppo di Contemporanea Festival_20, un progetto come aggregatore di un’idea di cultura in continuo movimento che ha raccolto percorsi artistici, nazionali e internazionali, provenienti dalle diverse discipline, dove la trasversalità dei linguaggi caratterizza in maniera consistente la ricerca compositiva e le metodologie della visione.

Contemporanea Festival_20 s’inserisce in un quadro decisamente diverso e inaspettato, come eccezionale è la realtà che stiamo attraversando. Lo stato delle cose ci ha imposto uno sforzo straordinario di immaginazione, dove la nuova progettazione dei luoghi richiede una diversa modalità di fruizione e di comunicazione per accogliere gli spettatori in un nuovo paradigma spaziale. In questo quadro, fondamentale è stata l’attenzione rivolta alla capacità di riscrivere, produrre e reinventare il processo creativo da parte di tante artiste e artisti, a cui abbiamo affidato il compito di interpretare lo spazio della scena condizionato dai nuovi codici. Ancora una volta ci siamo affidati alla loro visione poetica e politica del mondo, alla loro connaturata essenza di continuare a svolgere quella funzione di sguardo imprevedibile. Queste/i le/i protagoniste/i di questa edizione: Milo Rau/IIPM, Davide Valrosso, Teatro delle Ariette, TPO/MET, Masako Matsushita, Olimpia Fortuni, Agrupacion Senor Serrano, Claudia Caldarano, Elisabetta Consonni, Kinkaleri, Greta Francolini, Giorgia Ohanesian Nardin, Vico Quarto Mazzini, Industria Indipendente, Luna Cenere, Trickster_p, Massimiliano Civica/MET, Sergio Blanco, Marco Chenevier, Alessandro Sciarroni, Laura Simi/Silenda, Monica Demuru. Gli incontri, i momenti teorici di approfondimento, le esperienze laboratoriali, le conferenze, i seminari di studio, le produzioni site specific, sono le azioni che ci guideranno per tutta la durata del progetto.

Edoardo Donatini